La chimica e fisica ungherese ha contribuito in modo decisivo alle ricerche sull’energia solare, tanto da meritarsi l’appellativo di ‘Regina del Sole’, in un’epoca in cui non si parlava ancora di sostenibilità ed energie alternative.

Un distillatore per rendere potabile l’acqua marina, un sistema in grado di ricavare calore dallo scioglimento di un composto chimico, un forno funzionante senza elettricità o gas. Sono tutte invenzioni che sfruttano l’energia solare, e dietro ognuna di esse c’è una sola mente, quella di Mária Telkes. Nata a Budapest nel 1900, la chimica e fisica ha contribuito in modo decisivo allo sviluppo delle ricerche sull’energia solare.

Nel 1925, dopo aver conseguito il dottorato in chimica all’Università Pázmány Péter di Budapest, Mária Telkes si trasferisce negli Stati Uniti dove le viene offerto un posto come biofisica presso la Cleveland Clinical Foundation, per occuparsi dei cambiamenti di energia che avvengono all’interno delle cellule quando muoiono o subiscono mutazioni.
Lavora anche, sotto la supervisione del chirurgo George Washington Crile, alla creazione di uno strumento fotoelettrico in grado di registrare le onde cerebrali. Nel 1937 diventa cittadina americana e lo stesso anno viene assunta alla Westinghouse Electric, società in cui studia, in qualità di ingegnere di ricerca, il modo in cui convertire l’energia termica in energia elettrica.
L’energia che segnerà una svolta nella sua carriera è però un’altra. Nel 1939 entra a far parte del Solar Energy Conversion Project del Massachusetts Institute of Technology di Boston. A partire da quel momento dedicherà la sua vita allo sviluppo di processi innovativi per l’acquisizione e la distribuzione dell’energia solare.

Durante la seconda guerra mondiale, Mària Telkes progetta – su richiesta del governo americano – un distillatore solare per la conversione dell’acqua marina in acqua potabile. Il funzionamento è al tempo stesso semplice e ingegnoso. L’acqua marina viene inserita in una pellicola di plastica, gonfiabile e trasparente, al cui interno è collocato uno strato di spugna. La radiazione solare scalda l’acqua trattenuta dalla spugna, che evapora. Il vapore si condensa e precipita nella parte inferiore dell’involucro, sotto forma di acqua desalinizzata e potabile. Attraverso questo procedimento è possibile produrre fino a un litro d’acqua dolce al giorno. Incluso nei kit medici d’emergenza, il distillatore solare della Telkes ha contribuito a salvare la vita di molti militari, a volte bloccati in mare per settimane.

Nel 1948 vede la luce la Dover Sun House, la prima casa riscaldata interamente dal sole. A realizzarla sono tre donne: la costruzione dell’edificio è finanziata da Amelia Peabody, una ricca scultrice di Boston, la casa è disegnata dall’architetta Eleanor Raymond, mentre Mária Telkes si occupa dell’innovativo sistema di riscaldamento. La parete esposta a sud è formata da diciotto doppi pannelli in vetro e metallo, adatti ad assorbire e trattenere il calore del sole sfruttando un composto chimico chiamato sale di Glauber.

Pochi anni dopo, nel 1953, la scienziata lavora alla costruzione di un forno solare pensato per essere utilizzato all’aperto, a tutte le latitudini, soprattutto in quei luoghi in cui le famiglie non possono permettersi tecnologie costose. La struttura è composta da una base centrale in cui inserire il cibo, circondata da quattro pannelli riflettenti di alluminio disposti in modo da convogliare la radiazione solare verso il centro.

Mária Telkes porta avanti il suo lavoro sull’energia solare fino a tarda età. Il governo americano si accorge tardi – dopo la crisi petrolifera degli anni Settanta – della necessità di sviluppare energie alternative ai combustibili fossili. La scienziata, invece, l’aveva capito decenni prima. In vita non ha ottenuto fama e successo, il grande pubblico non la conosce, ma i suoi contributi allo sviluppo dell’energia solare sono stati tali da non poter essere ignorati dalla comunità scientifica. Nel 1977 l’American Solar Energy Society le ha conferito il Charles Greeley Abbot Award e nel 2012 è stata inserita nel National Inventors Hall of Fame, tra i più grandi inventori della storia.

Il contributo, le competenze e il talento femminile saranno raccontati nel corso dell’ottava edizione del Festival della Cultura tecnica – in programma dal 20 ottobre al 16 dicembre 2021 – per sostenere la necessità di elaborare un’agenda per lo sviluppo sostenibile che punti anche e soprattutto sulle donne.

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