Come ogni anno, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha pubblicato il suo studio dedicato ai sistemi scolastici dei paesi membri. Tra questi anche l’Italia, per la quale emerge uno spaccato non privo di difficoltà, ma che evidenzia anche alcune caratteristiche distintive.

Il nostro Paese ha raggiunto un tasso di scolarizzazione completa per la fascia tra i 3 e i 14 anni, un dato in linea con la media OCSE e superiore al 90%, mentre per quanto riguarda l’istruzione secondaria di secondo grado la percentuale è leggermente più bassa rispetto agli altri Paesi (83% contro 85%).

Unica nel suo genere, l’Italia registra un livello di conseguimento di diplomi in indirizzi tecnici e professionali molto più alta della media OCSE: se quest’ultima è del 35%, quella italiana è del 53%. Questo è dovuto all’ottima via per l’inserimento professionale rappresentata dai percorsi di studio tecnici, che tuttavia non precludono l’accesso all’istruzione universitaria. Nonostante questo, ancora non si è realizzata in questo ambito una piena parità di genere e solo il 39% dei diplomati professionali è donna.

Fortemente caratterizzato dal genere anche il numero dei NEET: ben il 40% delle donne tra i 25 e i 29 anni non studia, non lavora e non è in cerca di occupazione, percentuale che tra gli uomini della stessa età è invece del 28%. Un dato che decresce all’aumentare del livello di istruzione: fra le laureate, la percentuale di NEET è del 17%.

Le donne sono però quelle che si laureano di più: 33% contro il 20% degli uomini, anche se questi dati sono inferiori a quelli medi OCSE, rispettivamente del 50% e del 38%. Nonostante questo, a parità di titolo di studio, il salario medio per una donna è pari al 75% di quello di un uomo.

In generale risulta ancora difficile una vera mobilità sociale intergenerazionale: solo il 19% degli adulti figli di genitori senza istruzione secondaria superiore ha raggiunto un livello di istruzione superiore dei propri genitori.

Questi dati, probabilmente, sono collegati alla spesa scolastica che, per colpa della lunga crisi economica iniziata nel 2008, è solo nel 2015 tornata ai livelli che aveva raggiunto nel 2010, dopo aver subito un brusco calo.

L’Italia è inoltre il Paese OCSE con il corpo docenti più anziano: nel 2016, il 58% degli insegnanti aveva superato i 50 anni. Questo dato sta però mutando e, grazie alle ultime assunzioni, ha iniziato a calare e l’età degli insegnanti a diminuire.

Non rimane dunque che aspettare il prossimo anno e il rapporto Education at a glance 2019, per scoprire come la nostra scuola avrà saputo far fronte alle sfide, e alle opportunità, rivelate dai numeri dell’Ocse.

 

Per approfondire, consulta il rapporto completo

 

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