Secondo l’Osservatorio Job Pricing la differenza salariale arriva al 12,8%, eppure secondo Almalaurea le laureate sono più dei laureati e con risultati migliori.

La crisi pandemica non ha favorito progressi in tema di parità di genere. A portare ancora una volta la questione sotto i riflettori è la nuova edizione del Gender Gap Report diffuso dall’Osservatorio Job Pricing. L’indagine, che monitora il settore privato ad esclusione di sanità e istruzione private, ha infatti registrato un pay gap calcolato sullo stipendio netto annuale pari all’11,5%, che arriva al 12,8% se consideriamo le retribuzioni globali annue, ovvero la somma dello stipendio netto più il totale della retribuzione variabile, che si traduce in sostanza nei bonus aziendali legati ad incrementi di produttività nonché al raggiungimento di un obiettivo.

Detto in altri termini, questo significa che nel confronto con i colleghi uomini è come se lo scorso anno le lavoratrici italiane avessero iniziato a percepire uno stipendio il 7 febbraio, pur lavorando regolarmente dal 1° gennaio.

Inoltre, il Global Gender Gap Report del World Economic Forum registra un aumento globale dell’indice che misura il gap di genere del 37% rispetto al 2019, con una percentuale di chiusura pari al 68%.
La parità di genere è quasi raggiunta solo nell’istruzione (95%) e nella salute (96 %) mentre è ancora molto distante nella partecipazione economica (58%) e politica (22%).
Il tempo di chiusura del Gap stimato per l’Europa occidentale risulta il migliore di tutto il pianeta (52 anni). Il paese migliore è la Finlandia, mentre l’Italia si colloca al 63° posto.

Eppure, secondo Almalaurea nell’ultimo anno le laureate sono state il 58,7% del totale e, secondo gli ultimi dati ufficiali del Miur il fenomeno dell’abbandono scolastico investe maggiormente i ragazzi (3% ragazze contro 4,6% ragazzi).
Di più: le donne ottengono, in media, valutazioni migliori degli uomini (voti superiori a 9 per il 43% delle ragazze contro il 31,7% dei ragazzi) e le percentuali di donne con titoli inferiori alla laurea sono andate progressivamente in diminuzione; tuttavia, le donne laureate sono maggiormente concentrate nelle discipline umanistiche (80% di presenze negli ambiti di insegnamento, linguistico e psicologico).

E nonostante le donne siano, in media, più istruite degli uomini, si escludono dai percorsi STEAM, che sono quelli che offrono migliore probabilità di impiego e le migliori prospettive di retribuzione.
Tale tendenza è un retaggio inaccettabile: a partire da questa consapevolezza, il Festival della Cultura tecnica – in programma a Bologna, in Emilia-Romagna e in tutto il territorio nazionale dal 20 ottobre al 16 dicembre 2021 – rinnova l’obiettivo di individuare le strategie necessarie per superare stereotipi e pregiudizi di genere e valorizzare compiutamente il contributo delle donne nella nostra società.
Una delle ambizioni – che accompagna la rassegna sin dalla prima edizione del 2014 – è fornire uno spaccato dello sconfinato orizzonte di capacità, visioni ed energie che l’universo femminile investe nel mondo della tecnica, della scienza e della tecnologia, spesso non adeguatamente riconosciuto.

Continua a leggere il Blog del Festival e consulta i canali social della manifestazione per conoscere in anteprima tutti i temi, gli appuntamenti e le esperienze che – come è ormai tradizione nel mese di ottobre, novembre e dicembre – alimentano il confronto sugli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

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