Scende al livello più basso di sempre il tasso di dispersione scolastica in Emilia-Romagna, che nel 2020 raggiunge il 9,3%, esattamente due punti percentuali in meno rispetto al 2019.

 L’Emilia-Romagna centra pienamente l’obiettivo comunitario sulla dispersione scolastica fissato dalla Strategia Europa 2020 al 10% per quanto riguarda i ragazzi in età 18-24 anni che non hanno titoli scolastici superiori alla licenza media, non sono in possesso di qualifiche professionali e non frequentano né corsi scolastici né attività formative.
Un risultato che colloca la Regione ben al di sotto della media europea – nei 27 paesi dell’Unione la dispersione è al 9,9% – e con un tasso di quasi quattro punti percentuali migliore rispetto alla media italiana, che si ferma al 13,1%.
A certificarlo, i dati Eurostat che evidenziano anche come siano solo cinque, oltre all’Emilia-Romagna, i territori italiani ad aver rispettato le richieste comunitarie.
Il dato è ancora più significativo perché raggiunto in un momento storico segnato dalla pandemia, da una Dad lunga e durissima che ha cambiato faccia alla scuola. Lo evidenzia un articolo recente del ‘Corriere della Sera‘ citando alcune indagini che certificano meglio questi aspetti.
Una per conto di Save the children sottolineava che da marzo 2020 a gennaio 2021 nel 28% delle classi superiori studentesse e studenti hanno assistito all’addio di almeno un membro. Il dato Ipsos è di 34mila ragazze e ragazzi dispersi. Numero che per la Comunità di Sant’Egidio sale al 4% di adolescenti che a settembre 2020 non sono tornati a scuola, circa 160mila.

Dati rilevanti che racchiudono tante storie. Da chi si è smarrito nella solitudine a chi ha avuto problemi di connessione, da chi ha pagato la lontananza dalla scuola e dai compagni. Storie diventate virali sui social grazie a un recente articolo de la Repubblica, che ha raccontato la vicenda di Riccardo Guidotti, diciottenne iscritto all’Istituto Tecnico Belluzzi di Bologna.
Quattro mesi di buio, dietro quello schermo, dalla mia stanza proprio non riuscivo a studiare. A un certo punto ho deciso di mollare la scuola“. Lo studente racconta di aver avuto difficoltà nello studio e così alla fine del primo quadrimestre ha comunicato agli insegnanti l’intenzione di lasciare la scuola. Quando la coordinatrice di classe gli propone di tornare in aula con un piccolo gruppo, Riccardo torna a sentirsi motivato e coglie subito l’opportunità.
“Un mio compagno invece ha lasciato, ripeterà l’anno, e altri si faranno bocciare, non sono riusciti a reagire a un anno così difficile. Per tanti di noi lo è stato, io ho avuto la fortuna di frequentare un istituto che non mi ha lasciato andare, mi ha cercato anche quando io non volevo più tornare. I prof mi hanno dato una mano, anche i miei mi hanno capito. Ho ripreso a studiare, ho frequentato corsi di recupero ed ora ho solo una materia insufficiente, disegno tecnico, un bel successo, no? Posso recuperare anche quella. Ho scoperto di avere una forza dentro di me che non credevo di avere, non pensavo di rialzarmi. E voglio arrivare al diploma, ho una buona carica per resistere, spero solo che il prossimo anno non sia più con la pandemia”.

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